Le TED Conference sono conferenze studiate nei minimi particolari dove vengono invitate a parlare tra le persone più straordinarie del pianeta sulle idee che stanno studiando, realizzando o sul mondo che stanno immaginando.
Nella mia famiglia siamo sette figli. Sei sorelle ed io. Eccomi qua da piccolo con mio padre. Prima di scoprire le meraviglie della scienza, ero solo un povero agricoltore in un paese di poveri agricoltori. Con tutti gli altri, coltivavamo il mais. Un anno la nostra sorte volse al peggio. Nel 2001 abbiamo sofferto una terribile carestia. Nel giro di cinque mesi, in Malawi, abbiamo iniziato a morire di fame. A casa mia si mangiava una volta al giorno, di notte. Solo tre porzioni di nsima a testa. Il cibo passa attraverso i nostri corpi. Finiamo in niente. In Malawi, alla scuola secondaria, si pagano le tasse scolastiche. A causa della carestia, sono stato costretto ad abbandonare la scuola. Guardavo mio padre, guardavo quei campi brulli. Non potevo accettare che quello fosse il mio futuro. Ero così contento di andare alla scuola secondaria, perciò ho voluto fare tutto il possibile per continuare a imparare. Così sono andato in una biblioteca. Ho letto libri di scienza, soprattutto di fisica. Non leggevo l’inglese molto bene. Ho usato i diagrammi e le figure per imparare il significato delle parole che contenevano. Un altro libro ha messo quel sapere nelle mie mani. Diceva che i mulini a vento possono pompare acqua e generare elettricità. Pompare acqua significava irrigare: una difesa contro la fame, che pativamo in quei tempi. Così ho deciso di costruire il mio mulino a vento. Ma non avevo i pezzi necessari. Allora sono andato in una discarica e là ho trovato i miei pezzi. Molti, tra i quali mia madre, dicevano che ero pazzo (risate). Ho trovato la ventola di un trattore, un ammortizzatore, dei tubi di plastica. Con il telaio e la dinamo di una vecchia bicicletta, ho costruito la mia macchina. All’inizio alimentava una lampadina soltanto, poi quattro, con gli interruttori e persino un relè, ricostruiti dallo schema di una bolletta. Un’altra macchina pompa l’acqua per l’irrigazione. Un sacco di gente ha iniziato a fare la fila davanti a casa mia (risate), per ricaricare il cellulare (applausi). Non riuscivo a liberarmi di loro (risate). Arrivarono anche i giornalisti, che condussero ai bloggers che a loro volta mi fecero arrivare una telefonata da qualcuno chiamato TED.
Non avevo mai visto un aereoplano. Non avevo mai dormito in un albergo. In quei giorni ad Arusha, il mio inglese è svanito, e ho detto cose come “Ci ho provato, e l’ho fatto.” Vorrei dire qualcosa di più oggi a tutti voi che siete qui, come me, agli africani, e ai poveri che si stanno scontrando con i propri sogni: Dio vi benedica. Forse un giorno vedrete questo video in internet. Io vi dico: abbiate fiducia in voi stessi e credete. Qualunque cosa succeda, non rassegnatevi. Grazie. (applausi)”